"ARIEL ARMATO E ALATO"- GABRIELE D'ANNUNZIO e la grande guerra aerea italiana
Riferimento: 978-88-534-4607-7-
A cura di Eugenio Di Rienzo
«Il popolo italiano fu sempre il più sagace dei migratori. Quando non aveva l’ala senza battito, gli archi dei ponti e le lastre di pietra, che le legioni lasciavano dietro di loro sopra i fiumi e nelle paludi, segnarono i suoi cammini. Nell’Evo medio, nel Rinascimento, nell’età più tarda, l’uomo italiano fu re in tutti i mari, fu signore in tutte le terre, sino agli ultimi orizzonti, sino agli estremi confini. Quell’Africa e quell’Asia, che oggi gli sono contese dalla perfida avarizia altrui, furono sempre alla mercé de’ suoi ardori. Ma non importa che gli sieno contese. Teneo te, Africa è una parola romana da rendere italica. Teneo te, Asia è una parola romana da rendere italica. Liberiamoci, allora, anche con la forza delle nostre ali, dall’Occidenteche non ci ama e non ci vuole. Volgiamo le spalle all’Occidente che ogni giorno più si sterilisce e s’infetta e si disonora in ostinate ingiustizie e in ostinate servitù. Separiamoci dall’Occidente degenere che, dimentico d’aver contenuto nel suo nome “lo splendore dello spirito senza tramonto”, è divenuto una immensa Banca meticcia in servizio della spietata plutocrazia transatlantica. L’Italia che “sola è grande e sola è pura”, l’Italia delusa, l’Italia tradita, l’Italia povera, l’Italia della vittoria mutilata si volga di nuovo all’Oriente dove fu fiso lo sguardo de’ suoi secoli più fieri. Non ode l’appello degli Arabi, degli Afghani, degli Indi, dei Cinesi, dei figli di Yamato, dei Bulgari, degli Ungheresi, dei Russi, oppressi da quei sedicenti giusti che tengono la nostra Malta e ci strappano la nostra Fiume? Ad appello d’amore risposta d’amore, che non può mancare e che non può essere se non alata. Le ali, le nostre ali ieri armate, le nostre ali oggi pacificatrici, ma solo per la giusta pace, secondano il senso vero della vita, che è la bramosia di ascendere per fatica e dolore alla conquista dello spirito e alla liberazione dell’umanità».Gabriele D’Annunzio, Primavere sacre dell’Italia alata e ripudio dell’Occidente. Agli aviatori di Centocelle, 9 luglio 1919.
In copertina: Luigi Bonazza, Gabriele D’Annunzio e i Geni alati, 1925.